Stravinsky e i Balletts Russes

La rivoluzione sulle punte

L’incontro con Sergej Djagilev (1872-1929) segna l’avvio di una nuova fase della vita e delle opere di Stravinsky. Inizia allora, infatti, quel proficuo sodalizio con l’impresario, creatore e direttore dei Ballets Russes, che gli chiede di orchestrare un Valzer e un Notturno di Chopin per il balletto Les sylphides. Seguiranno, tra le altre, le musiche per L’oiseau de feu (1910), Petruška (1911) e Le Sacre du printemps (1913): tutte opere per mezzo delle quali l’arte del balletto muterà radicalmente .

Nell’intervista realizzata per il 50° anniversario della morte di Igor Stravinsky (6 aprile 2021), Maria Rosaria Paolella, studiosa di storia della danza, ci racconta il ruolo del compositore e quello di Djagilev nella nascita del balletto moderno.

Con i Ballets Russes, coreografia, scenografia e musica acquistano pari dignità, rompendo la consueta sottomissione della musica ai passi obbligati del repertorio dei corpi di ballo e introducendo un’ampia libertà espressiva nei movimenti di danza.
Djagilev aveva una volontà più forte di quella di tutti i suoi artisti e controllava ogni particolare di ogni balletto che faceva mettere in scena. […] Djagilev non era affatto un intellettuale. Era troppo sensuale per poterlo essere; per di più gli intellettuali non hanno mai un gusto vero – e chi mai ebbe invece tanto gusto quanto Djagilev? Era un uomo profondamente colto, comunque – un erudito – in certi settori della storia dell’arte, uno specialista autorevole della pittura russa
Igor Stravinsky

È nota la reazione del pubblico, che, la sera del 29 maggio 1913, al Théâtre des Champs-Elysées, alla prima rappresentazione del Sacre du printemps, letteralmente insorge contro qualcosa di così rivoluzionario da non poter essere recepito.

Questo balletto si presentava in modo totalmente diverso rispetto ai balletti tradizionali, accademici. Diciamo che lo ribaltava completamente, sia nell’ambito della musica, sia nell’ambito della coreografia. La musica presentava un ritmo incalzante, con un crescendo continuo […]; i movimenti sono molto angolosi, tutti verso l’interno, esattamente il contrario rispetto a quelli classici. Questo che oggi verrebbe considerato fortemente espressivo […], all’epoca venne considerato come qualcosa di non accettabile dai cultori del balletto, anche se, in verità, si crearono immediatamente delle fazioni tra i sostenitori e gli oppositori, e tra i primi sostenitori ci sono dei grandissimi musicisti come, per esempio, Debussy e Ravel
Maria Rosaria Paolella

Nel primo dopoguerra, Stravinsky torna a collaborare con Djagilev, che gli chiede di lavorare ad una nuova orchestrazione di una partitura di Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736) per il balletto Pulcinella, per il quale Picasso è chiamato a realizzare le scene. Inizia così il periodo cosiddetto “neoclassico” di Stravinsky.

Pulcinella va in scena all’Opéra di Parigi e riscuote un immediato successo. Nonostante ciò, sarà l’ultimo lavoro che Stravinsky eseguirà per Djagilev, che morirà nel 1929.

Maria Rosaria Paolella è stata insegnante di danza classica. Autrice di libri per ragazzi, dal 1994, è attualmente Cultore della Materia e Collaboratrice alla didattica presso la cattedra di Letteratura per l’infanzia all’Università degli studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. È inoltre membro dell’Associazione Italiana Ricerca sulla Danza e si dedica ad attività di studio e di ricerca nell’ambito della narrativa per ragazzi e delle relazioni tra Letteratura e Danza. L’ultimo suo libro è Una storia: un balletto – L’Uccello di fuoco (Apeiron, 2019).